

Gli autori partono dalla constatazione che si è ormai consumato il passaggio da un futuro-promessa ad un futuro-minaccia e non solo dal punto di vista economico. L'Occidente aveva fondato i suoi sogni sulla convinzione che la storia dell'umanità fosse inevitabilmente storia di progresso; se in precedenza il processo storico permetteva di guardare al futuro come ad una promessa di sempre maggior benessere, di sempre maggiore felicità, oggi questa fiducia non esiste più: è avvenuta una vera e propria rottura che ha ucciso la speranza “storicista” di un futuro migliore. O forse sarebbe meglio dire così: è venuta meno, non tanto la convinzione che il futuro sia sempre necessariamente migliore, ma piuttosto che un futuro migliore sia anche soltanto possibile.